PERCORSI PROFESSIONALI ICT: NON SOLO SKILLS DIGITALI

I percorsi professionali e di formazione per quanti vogliono operano nel digitale sono diventati quanto mai complessi. Lo evidenzia Gloria Gazzano Presidente di AICA durante l’evento D-Avengers che si è svolto in questi giorni a Milano presso la prestigiosa sede della School of Management dell’Università Bocconi.

Recruitment, corsa contro il tempo

Le aziende, per coprire ruoli sempre più ibridi, sono alla ricerca ora di nuove competenze e skill, non necessariamente tecniche anche per le figure ICT più classiche. Si crea in modo inevitabile un gap tra ricerca e possibilità di recruitment che le aziende difficilmente riescono a colmare. Le società che operano nel mondo della formazione come F1 Consulting & Services, sono quindi in prima linea in questa battaglia contro il tempo. Nel giro di pochi anni, infatti, in Italia mancheranno decine di migliaia di profili specializzati. Questo avverrà sia a causa del netto calo demografico, sia per il numero di skill richieste per le nuove posizioni. Il mercato è però in crescita: il numero di annunci di lavoro nel 2017 (fonte WollyBI) sul web rivolti a profili ICT a livello nazionale sono stati 64 mila. L’incremento rispetto al 2016 è del 7%. Le richieste delle aziende si stanno polarizzando sul mondo developer e ICT Consultant che insieme costituiscono i quasi due terzi degli annunci sul web.

Percorsi ICT: no digital skill e soft skill fanno la differenza?

A intervenire nella profilazione ICT non so più unicamente i “titoli di studio” quanto piuttosto un insieme di skill (anche non digitali) e soft skill che acquisiscono ruoli sempre più determinanti nella fase di selezione. Davvero interessante l’analisi dei dati dell’Osservatorio delle Competenze digitali promosso dalle Associazioni Italiane ICT in collaborazione con il MIUR e l’Agenzia per l’Italia Digitale. Scopriamo infatti che il DSR (Digital Skill Rate) che stima l’incidenza delle skill digitali rispetto al totale di quelle richieste ha variazioni notevoli anche all’interno di professioni tecniche con valori minimi del 18% fino al 56%. A colmare questi divari sono quindi le skill non digitali e quelle soft, ormai sempre più importanti per definire le caratteristiche del profilo professionale.

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