OUTLOOK SKILLS 2019 ITALIA: LAVORATORI A RISCHIO AUTOMAZIONE

Outlook Skills 2019, il report pubblicato da OECD, non fa davvero sconti all’Italia. Il numero di lavoratori italiani che necessitano di formazione, soprattutto digitale, per sfuggire al rischio di automazione è dell’ordine del 18%. Sui 18 milioni di lavoratori dipendenti complessivi (stima del 2018) il calcolo è presto fatto: oltre 3 milioni di figure professionali sono pericolosamente a rischio.

Outlook skills: come govrnare la trasformazione?

I temuti millennials che si stanno affacciando sul mondo del lavoro si avvantaggiano delle statistiche grazie alle migliori capacità digitali, che non si traducono però in conoscenze informatiche. La criticità si rileva nella fascia più produttiva del paese, 35-49 anni, che vede un incremento anno su anno di perdita occupazionale. Dal 2015 a oggi sono oltre 570mila le posizioni lavorative perdute, con un media stimata di 140mila all’anno. Occorre quindi un impulso forte per recuperare alfabetizzazione scientifica e digitale. L’Italia è in terzultima nella speciale classifica mondiale degli individui (con età 16-65) che ottengono un punteggio pari o superiore al livello 3 in alfabetizzazione e matematica (test PIAAC). Dietro di noi solo Turchia e Cile. Governare la trasformazione digitale del paese e l’introduzione di tecnologie come l’AI diventa difficile, se non quasi impossibile.

Rischio automazione ormai è realtà

Se le aziende italiane non vogliono perdere di competitività devono quindi investire in formazione e aggiornamento professionale, incrementando quel dato che vede solo il 20% delle tecnologie digital presenti sul luogo di lavoro a fronte di una media europea superiore al 50%. Gli adulti in fase di formazione professionale al momento sono circa il 30%, ben al di sotto di quanto avviene a livello europeo e mondiale con una media del 42%. L’Italia rientra in quel quadrante di paesi fortemente a rischio per la prossima automazione. Quadrante che tra l’altro ci vede in buona compagnia di Spagna, Grecia, Turchia e Polonia. A basso rischio invece i tradizionali paesi nordici Danimarca, Svezia, Finlandia ma anche Inghilterra e Irlanda.

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